La chiesa di San Domenico, risalente al 1470, fu eretta per volere di Giovan Vincenzo Tagliavia, signore della città, che la volle come mausoleo della famiglia Aragona-Tavaglia. Si tratta di un’opera fondamentale per la storia dell’architettura siciliana, costituendo, infatti, uno degli esempi più significativi di quel Manierismo siciliano che partendo dallo stile Tardo-Gotico, preannuncia l’imminente Barocco.

Il prospetto è realizzato con conci di arenaria a vista ed il portale presenta un timpano triangolare retto da architrave poggiante su lesene con capitelli corinzi. Al centro è posta una finestra con balaustra attorno alla quale sono ancora visibili i segni di due precedenti archi non più presenti, mentre il campanile poggia sul lato destro della navata.

La navata è unica ed i vani laterali tra loro comunicanti, conferiscono alla costruzione un impianto di tipo basilicale illuminato da alte finestre.

La particolarità di questo edificio sta nei suoi decori e stucchi, che risultano ricchi e sontuosi. Uno dei decori più importanti è senza dubbio quello dell’Albero di Jesse, dietro la Cappella del Coro, che rappresenta la discendenza di Jesse, padre di Re Davide, fino alla Beata Vergine Maria.

Di notevole pregio sono il cappellone dell’altare maggiore e la cappella del coro, decorati da Antonino Ferraro da Giuliana. Numerose le opere d’arte custodite nella chiesa, fra cui un sarcofago in marmo bianco su cui è posto un cavaliere disteso con la testa in riposo sul braccio destro (il guerriero giacente) che raffigura Ferdinando Tagliavia e Aragona, figlio del committente della chiesa. Nel mezzo della cappella, si erge isolato un altro sarcofago di forma rettangolare, intarsiato da marmi policromi poggiante su quattro zampe di leone che fungono da base e culminante a forma di piramide. In questo sepolcro sono sepolti i cadaveri di: Beatrice d’Aragona, moglie di Giovanni Vincenzo Tagliavia e del figlioletto.