Da Gibellina a Santa Ninfa l’arte rigenera i luoghi e ne custodisce la memoria
GIBELLINA NUOVA è il simbolo e la “Porta del Belìce”, come è anche chiamata la “Stella d’ingresso al Belìce”, la monumentale scultura realizzata nel 1981 da Pietro Consagra. Ed è da qui che parte il nostro viaggio nell’arte moderna e contemporanea della Valle. Un viaggio affascinante che racconta la voglia di riscatto di una terra ferita; una storia legata alla figura di Ludovico Corrao che, a più riprese, ne fu il sindaco fino alla prima metà degli anni Novanta: sua la visione di costruire una Gibellina Nuova, chiamando a raccolta i più importanti artisti dell’epoca. Tra questi, oltre a Consagra che qui ha voluto essere sepolto, Alberto Burri, Andrea Cascella, Emilio Isgrò, Mimmo Paladino, Arnaldo Pomodoro, Mario Schifano. È nato così il più grande museo di arte contemporanea ein plein air del mondo.
Nel suggestivo Baglio Di Stefano, sede della Fondazione Orestiadi, è poi ospitato il Museo delle Trame Mediterranee, voluto sempre da Corrao per promuovere il dialogo fra le diverse culture che si affacciano sul Mare Nostrum. Anche questa una occasione da non perdere: il museo accoglie, tra l’altro, la ricca collezione di opere d’arte del suo fondatore.
Imperdibile è pure il Cretto di Alberto Burri, memoria indelebile della vecchia Gibellina: con i suoi ottantamila metri quadrati di superficie che ingabbiano le macerie, è tra le opere d’arte contemporanea più grandi al mondo.